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Che fame… Prendiamo mattarelli e farina, andiamo a conoscere le sfogline!

Ciao campeggiatori,
come state? Sono appeno riemerso dalla piscina dopo una bellissima lezione di acquagym. Che fatica però… la coda rimaneva sempre in mezzo! Per fortuna che volete bene al vostro amico Ruby e che non vi siete lamentati quando con quel salto ho creato una specie di onda anomala …i bambini però si son divertiti tanto ;-).

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Comunque con tutto questo movimento mi è venuta un gran fame, a voi no? Sapete che da queste parti esistono delle mani esperte in grado di aiutarci? Sono le dolci mani delle sfogline: le infaticabili signore che lavorano la pasta in maniera artigianale seguendo le antiche ricette della tradizione. Che dite vi va di farvi un giro nei dintorni con me nella magnifica regione di Fellini e cercare di conoscere questo magnifico mondo fatto di farina e passione?
Qui in Emilia Romagna la pasta fresca è ancora un vero culto e trova la massima espressione nel rito della stesa: una vera ossessione.
Le mie orecchie radar hanno sentito raccontare che per la nostra passeggiata dobbiamo percorrere la via Aemilia: una strada costruita di romani per collegare Piacenza a Rimini. Percorreremo 165 km suddivisi in ben 36 formati di pasta. Si avete capito bene ogni 4 km un formato diverso… meno male che ho una grande bocca!!!

Non so se riusciremo ad assaggiarli tutti, ma intanto partiamo da Piacenza.
Qui le nostre amiche sfogline ci presentano gli anolini anven e gli anolini alla bobbiese. I primi hanno un ripieno costituito da grana, pangrattato e noce moscata; i secondi derivano dalla tradizione pavesi, sono più grossi e a forma di cappelletto. La tradizione li vuole serviti asciutti e conditi con il sugo dello stracotto.

“Alla bobbiese” troviamo anche altri due formati ideati dalle sfogline: le lasagne e i maccheroni. Le lasagne sono un piatto tipico della sera della vigilia di Natale, ma la ricetta è molto diversa dalla versione bolognese o napoletana. Questo è un piatto magro, si avete capito bene MAGRO, condito solo con besciamella e composto da lasagnette di forma irregolare, triangolari o a rombi, come ritagli di pasta avanzata dalla sfoglia degli anolini.
Per preparare i maccheroni, invece, si usa un ferro da calza e la ricetta ha origini medievali. Questo formato è stato infatti descritto per la prima volta nel XV secolo nel “Liber de Arte Coquinaria” dal maestro Martino da Como.

Arrivando a Parma ci attendono i tortel dols. Questo piatto, formato da due sfoglie di pasta ripiene, si deve alla duchessa di Parma Maria Luisa d’Asburgo. Infatti sembra che la duchessa Maria Luisa offrisse ai barcaioli di Sacca di Colorno questo magnifico piatto, dal ripieno agrodolce, per ringraziarli del loro faticoso lavoro. Il ripieno è formato da pangrattato, vino cotto (ricavato facendo bollire lentamente per 24 ore il mosto d’uva) e mostarda rigorosamente fatta in casa.
Ci sarebbero altri spettacolari capolavori da stringere tra le zampe in questo posto, ma
dobbiamo andare avanti nel nostro percorso per conoscere qualche altro piatto…

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Arriviamo, quindi, nella provincia del Parmigiano Reggiano: Reggio Emilia
Qui troviamo un formato di pasta totalmente diverso: il quadrettino. Si tratta di un vero e proprio quadretto di pasta all’uovo cotto nel brodo di carne e arricchito da un piccolo intingolo di interiora di pollame.

Adesso so che molti intenditori potrebbero alzare la coda… ma in questo succulento viaggio ho deciso di dare a Modena, nostra prossima tappa, la paternità “moderna” dei tortellini. Questo premio lo vince grazie ad una bravura italiana: Bottura che realizza questo piatto come se fosse una poesia…non mi facevate così romantico eh????
Sapete che la prima traccia dei tortellini è trascritta addirittura in una pergamena datata 1112? E’ sicuramente più nota la leggenda dell’oste che, sbirciando dal buco della serratura una sua ospite, resta così colpito dalla bellezza del suo ombelico da volerlo riprodurre in un piatto…

Continuando il nostro cammino incontriamo Bologna meglio conosciuta come: La Dotta, la Grassa, la Rossa… e se viene chiamata la Grassa un motivo ci sarà… Arrivati qui non possiamo fare altro che assaggiare la famosissime tagliatelle!!! La leggenda narra che, per questo formato di pasta, il suo creatore si sia ispirato alla bionda chioma della donna amata.

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Adesso vi accompagno a conoscere la famiglia Este nella bellissima Ferrara. La cucina estense copre tutto il menù, dall’antipasto al dolce. I primi più rappresentativi, a grande sorpresa, non sono, però, di pasta fresca. Il piatto per eccellenza, infatti, di Ferrara è il pasticcio di maccheroni alla ferrarese, un “contenitore” di pasta frolla maccheroni, ragù, besciamella e tartufo..
Tranquilli le sfogline trovano da fare anche qui soprattutto grazie ai caplit: i cappelletti ferraresi. I caplit sono uguali nella forma agli altri cappelletti romagnoli, si differenziano però nel ripieno. Qui troviamo maiale, petto di vitello, salame, macinato di manzo, mortadella, parmigiano e noce moscata. I più temerari azzardano con un misto di parmigiano e pecorino romano, ma i tradizionalisti aborrono questa scelta… A me sinceramente piacciono anche così, mail mio grande stomaco non fa testo!!!

Giungiamo ora nel capoluogo, Ravenna, per provare la vera minestra della Romagna: la spoja lorda o “sfoglia lorda”. Questo piatto sarebbe nato probabilmente per recuperare la pasta inutilizzata dei cappelletti. Per questo piatto si usano lo squacquerone, un formaggio stagionato, le uova, la noce moscata e il latte per si crea una vera crema. La spoja lorda e cucinata con questa crema prende il nome di “mnëstra imbutìda” o “minestra imbottita”…
A Forlì ci sediamo e aspettiamo trepidamente di assaggiare i cappelletti con ripieno a base di ricotta, petto di cappone o lombata di maiale, da cuocere nel brodo di cappone.. e direi che dopo l’ultima cucchiaiata siamo pronti per ripartire… avete lasciato ancora un angolino di pancia vuota??
A Cesena, penultima tappa del nostro tour, le lasagne sono simili alle altre dell’Emilia Romagna, ma di colore verde grazie all’aggiunta di spinaci durante la preparazione della pasta, cosa che dona loro un sapore e un aspetto unico!

Siamo quindi arrivati a Rimini. Questa città modaiola non offre solo discoteche e divertimento, ma anche i magnifici Urciòn. Gli Urciòn o meglio conosciuti come orecchioni sono dei ravioli con una forma un pò allungata. Le sfogline li realizzano con un ripieno particolare di sugo di carne: provateli con il burro e salvia…una vera delizia per il palato.

I miei occhi e la mia pancia sono veramente soddisfatti, adesso dobbiamo rientrare al Camping Rubicone. Dopo una lunga passeggiata come questa ho bisogno di rilassarmi un pò e non conosco un posto migliore della spiaggia in attesa del tramonto…

Vi siete divertiti? Spero che questa passeggiata nel mondo della pasta fresca vi sia piaciuto… continuate a seguirmi e vi racconterò altre meravigliose cose di questo territorio…
A presto Ruby

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